A spasso per le Orobie: Monte Aralalta, Pizzo Baciamorti e, perchè no, Monte Venturosa

Scritto da Mauro Maraschi
Venerdì pomeriggio.
A: Ti va di fare quattro passi domani?
B: Danno pioggia e brutto su tutto il Nord…!
A: Allora non dimenticare il guscio e un cambio completo 😉 vedrai che non la prendiamo!
B: Ok :Destinazione: Quindicina, Pizzino, Val Taleggio, Bergamo…OROBIE!Arrivati a San Giovanni Bianco, antico insediamento romano posto sull’antica Via Mercatorum che permette di raggiungere la Valsassina e la città di Lecco, posto a pochi chilometri da Oneta patria di Arlecchino e da Camerata Cornello dove è possibile trovare le rovine del castello dei Tasso, quei Tasso, i Tasso de La Gerusalemme Liberata…dicevamo: superato il Brembo che lascia sulla sinistra uno splendido scorcio del ponte storico, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Taleggio, addentrandosi poco dopo in un meraviglioso orrido, che caratterizza l’ingresso in valle.
Si prosegue per una decina di chilometri fino a raggiungere l’abitato di Taleggio, dove chi vuole potrà fermarsi ad assaggiare e acquistare il rinomato (oltre che buonissimo) Taleggio D.O.P.; superato il distributore, si svolta in salita sulla destra seguendo le indicazioni per Pizzino per altri 3km. Raggiunto il cartello di Pizzino la strada si allarga formando uno spiazzo: lì svoltiamo a destra, seguendo per Quindicina e per Rifugio Gherardi, in una strada stretta e ripida.
Raggiunta Quindicina posteggiamo a lato della strada, si allacciano le scarpe, si beve, foto alla partenza col cielo azzurro, si attivano i GPS e si parte!Aralalta-Baciamorti-Venturosa_1Aralalta-Baciamorti-Venturosa_2

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Il primo tratto è un single track, con una leggera pendenza, che lo rende corribile. In poco tempo si entra nel bosco di faggi, vegetazione tipica del versante vallivo: a chi è abituato a vivere valli più in quota e con esposizione differente, risulterà curiosa la presenza di latifoglie fino ai 1500m circa.
Al diradarsi della vegetazione, dopo un aumento di pendenza che ci fa rallentare, si apre un primo spazio collinare, con una baita privata che si supera lasciandole la sinistra.

Si prosegue con pendenza e terreno analoghi fino al Rifugio Gherardi.
Lasciatolo alle spalle, la traccia del sentiero prosegue sulla destra, mostrando chiara la cresta innevata che conduce al Pizzo Aralalta.
Il sentiero è ora molto corribile, fino a raggiungere i Piani di Alben e l’ormai chiuso Rifugio Cesare Battisti.
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Poco oltre il tracciato non è più ben delineato, ma è chiara la traccia che deve essere percorsa: dritto per dritto! Che ci permette di colmare rapidamente l’ultimo dislivello. Sull’uscita, si apre la cresta corribile fino all’ometto che segna la cima (2006m). Proseguendo in cresta, poco oltre si raggiunge la Madonnina posta a vegliare sulla Cima Baciamorti (2003m).
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Da qui possiamo facilmente scorgere Ornica e la retrostante Valle dell’Inferno che conduce al Pizzo Tre Signori, la Valtorta e i Piani di Artavaggio che aprono la via alla zona lecchese.
Fino ad ora, il meteo è stato dalla nostra parte, seguendoci con un occhio di cielo tra le nuvole.FOTO7FOTO6
La discesa è piuttosto ripida e veloce, in una canaletta: ci proponiamo di ripercorrere il giro da questo lato!
Giunti su un pianoro, decidiamo di approfittare di una baita per cambiarci, mangiare “due cose”, bere e decidere cosa fare: chiudere l’anello come da programma o aggiungere qualche chilometro?
La risposta non si lascia attendere: di fronte a noi si staglia un panorama diverso da quello percorso finora. Il Monte Venturosa, che facciamo diventare la nostra prossima tappa!
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Riprendiamo la traccia in lieve discesa fino al Passo Baciamorti, dove il tracciato cambia subito pendenza e si raddrizza. Il terreno è scivoloso, sia a causa del manto di foglie che della presenza di ghiaietto.
Proseguiamo guadagnando quota e addentrandoci tra guglie e pinnacoli modellati dal tempo proprio a causa della conformazione rocciosa.
Si sbuca in un primo pianoro con una baita, che condurrà ad una seconda e infine ad una terza, da cui si vede la croce di vetta e l’antenna. La si lascia sulla sinistra dirigendosi verso una stalla in legno.
Aggiriamo il fianco per scoprire una nuova baita, da dove parte l’ultimo tratto di salita (qui il sentiero è indicato con cerchi blu e gialli) abbastanza ripido.
Giungiamo in cima, foto di rito, acqua e si riprende con la discesa, uguale fino al passo di Baciamorti, da dove si devia prendendo il tracciato a sinistra.
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Qui il tragitto è molto dolce, si prosegue prima in un prato, verso la Baita Bassa Baciamorti. Attraversiamo il torrente Val Asinina per poi entrare in un boschetto di faggi. Proseguiamo con facilità fino ad un capanno di caccia, che ci lasciamo sulla sinistra e proseguiamo rapidi sempre in discesa.
Poco dopo giungiamo in prossimità dello sterrato e poi dell’asfalto, che ci riporta in pochissimi minuti alla macchina.
Giornata molto bella, in compagnia dell’amico Enrico.
Si ringrazia l’Amico Mauro Maraschi per aver scritto questo bellissimo articolo!

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