Ore 22:50, mancano 10 minuti alla partenza della Lavaredo Ultra Trail, gara di corsa in montagna che si snoda per 119km nel Cuore dei paesaggi più incantevoli che l’uomo possa vedere, le Dolomiti. La partenza è, per l’appunto, sotto l’elegante campanile di Cortina, la Perla delle Dolomiti.
Ore 22:58, mancano solo due minuti.
Alla partenza sono presenti 1686 ultra-runners, armati di luce frontale, scarpe da corsa in montagna, zainetto tecnico e bastoncini, pronti a buttarsi in un viaggio di rara bellezza attorno alle montagne più belle del Mondo!
Fino alle 22 stava diluviando e il meteo non prometteva nulla di buono, ma alle 22:59, ad un solo minuto dalla partenza le nuvole lasciano spazio ad un cielo quasi totalmente stellato!
Gli oltre 1600 runners si fanno silenti e alle 23:00 in punto parte la decima edizione della Lavaredo Ultra Trail.
Io quest’anno ho la fortuna di essere fra i partenti, e più di tutto ho la fortuna di avere dei supporter speciali, famigliari, ragazza e amici!!!
La gara è lunga, lunghissima, l’allenamento poco, pochissimo. Ho un po’ di paura di non arrivare alla fine, temo di avere forti dolori muscolari tendinei e articolari dopo tante ore di gara. Tuttavia, pur essendoci tante incognite, mi sono iscritto, sono stato sorteggiato e devo comunque partire, quello che succederà in gara lo affronterò, come sempre, un passo alla volta. Inoltre con me porto dei Biscotti Speciali Ultra-Energetici cucinati da mia mamma appositamente per questa avventura! (vedi la ricetta)
Pronti via, ormai le 23 sono passate ed io, senza quasi accorgermene, sono in gara, di notte, in montagna!
La partenza è un bagno di sudore in quanto il clima è caldo ed umido!
Le luci della Perla delle Dolomiti si fanno sempre più lontane e le tenebre del bosco sempre più vicine!
Appena s’imbocca il primo stretto sentiero di montagna c’è un piccolo ingorgo di atleti, ma dopo poco si inizia a salire con un buon passo.
Mentre salgo do uno sguardo all’altimetria con i tempi limiti stampati sul pettorale e mi accorgo che il primo cancello è alle ore 5:30 del mattino. Questo significa che non c’è da rallentare poi troppo, anzi, il passo deve essere sostenuto in salita e in discesa si deve correre.



Verso le ore 4.30 del mattino arrivo al primo cancello orario situato a Federavecchia. Per fortuna sono riuscito a mantenere 1h di vantaggio sul tempo limite, tuttavia in gare così lunghe 1h non è nulla. Mangio al volo due fette biscottate, un po’ di biscotti, riempio la borraccia, mi bevo due bicchieri di isotonico, e poi via, mi ributto nell’incredibile paesaggio Dolomitico, che però, fino a questo momento non mi ha regalato nessuno scenario pazzesco vista l’assenza della luce del giorno.

Verso le 5:00 am mentre salgo verso il Lago di Misurina è già tempo di togliere la frontale perche’, finalmente, l’alba, prepotentemente, spazza via le tenebre e gli occhi, stanchi da una notte senza riposo, possono iniziare a godere dei surreali paesaggi costellati di dolomia.
Terminata la salita inizia un fangoso sali scendi che mi porta fino al pittoresco Lago di Misurina.
Il Lago è sempre bellissimo e la vista che si può godere dal più incantevole specchio delle Dolomiti, ”formato dalle tante lacrime del Re Sorapis”, è sublime.

Eccomi quindi al 43° km circa, a camminare attorno ad uno del laghi alpini più suggestivi del mondo. Tuttavia la bellezza di tale luogo non riesce a nascondere la mia stanchezza mentale e fisica. Sono stanco, ho sonno, ho le gambe pesanti, i muscoli indolenziti.
Lo sapevo, me l’aspettavo, mi sono allenato poco, troppo poco per una gara del genere. Come posso pensare di percorrere ancora circa 80 km con importanti dislivelli?
Ogni passo pesa come un macigno, il morale è a terra. E’ tutto finito. Non terminerò mai questa gara.
Tuttavia, per quanto io sia demoralizzato e apparentemente senza forze, sono ancora in gara. Ho ancora un buon margine sul tempo limite. E’ tutta una questione di testa. Devo pensare positivo. Non posso mollare, non ora, non così presto.
Allora inizio a pensare a tutte quelle volte in cui ho coinvolto qualche mio amico o famigliare in gare o avventure per loro assurde.
Subito mi viene in mente il mio amico Beso mentre, circa 2 anni fa, si trovava stremato a quota 5795m slm a Stella Point, nel Cuore dell’Africa, sul Monte Kilimangiaro, a soli 100m di dislivello positivo dal raggiungimento di un sogno pazzesco, la cima del Monte più alto d’Africa. Mi ricordo che stava male, malissimo, era stremato, ma NON HA MOLLATO. Seppur sconvolto dalla fatica, dalla mancanza dell’ossigeno e dalle innumerevoli ore di cammino, il mio Amico Beso arrivò in Cima al Monte più alto del continente Africano.
Poi penso a mia sorella che dopo aver affrontato momenti molto più complessi di una semplice gara di corsa in montagna, è riuscita, non si sa come, a portare a termine la mezza maratona di Valencia, quando già all’8km era stremata e con le gambe marmoree.
Dopo mi sovviene il grande amico Max che, a quota 2100m slm spingeva la sua mitica bici da corsa a mano per cercare di raggiungere quota 2757m slm, la meta dell’epico Passo dello Stlevio. Su di un freddo ed impietoso cemento, con le tacchette di plastica delle scarpe da ciclismo che scivolavano ad ogni passo, è riuscito comunque a tagliare il traguardo!
E come dimenticare il mitico Andre che raggiunse anche’egli la cima più alta d’Africa con 40 di febbre, superando una notte gelida a -10° e con venti Keniani che facevano gelare le ossa!
Beh, pensare alle loro eroiche gesta sportive mi ha fatto ritrovare vigore fisico e mentale. Ora le gambe sembrano aver scordato i km precedenti, le braccia spingono forti e sicure sulle bacchette in alluminio, la testa ha ritrovato la determinazione e la motivazione, ma più di tutto, il Cuore è sereno e leggero.
E allora via, un passo dopo l’altro, in salita, verso il Rifugio Auronzo a quota 2333m slm.

La vallata è sublime e l’animo gioiso.



Per le 8:30 am circa raggiungo il Rifugio Auronzo!

Sorprendentemente trovo un pò di coda per accedere al rifugio, tuttavia nel giro di qualche minuto sono già seduto al tavolo con davanti due ciotole di pastina in brodo.
La fame è tanta e in poco tempo divoro tutto quanto. Vorrei fermarmi qualche minuto a riposare, ma non posso. Devo andare. In queste gare, come nella vita, chi si ferma è perduto.
E allora via, senza pensarci poi troppo, esco di fretta dal Rifugio dopo essere passato dal fondamentale controllo chip. Appena fuori riempio le borracce e riparto.

Mi accorgo quasi subito di essere su un sentiero abbastanza popolare visto l’alto numero di turisti. Sulla mia sinistra ci sono dei giganteschi massi di dolomia che ad ogni passo e ad ogni minimo cambio di angolatura cambiano aspetto. Si trasformano come se fossero montagne capaci di muoversi e mutare.
La loro bellezza è talmente singolare che è per me impossibile guardare il sentiero, i miei occhi sono rapiti dalla maestosità e dall’imponenza di tali massi dolomitici.
Ad un certo punto il sentiero inizio a salire leggermente fino ad arrivare alla Forcella Lavaredo posta a 2454m slm. Appena scollinato quei giganteschi massi dall’aspetto multiforme si trasformano improvvisamente nelle leggendarie Cime di Lavaredo.


Davanti a questo spettacolo della natura per me la gara potrebbe anche finire qui!
Solo in una altra occasione vidi montagne di cotanto splendore, ed erano anch’esse Dolomiti, ma in quella occasione mi trovavo al cospetto del più solenne ”Giardino delle Rose” del Mondo, ero davanti al Rosengarten, chiamato in Italiano Catinaccio, affiancato dalle principesche Torri del Vajolet.
Sgomento da tanto splendore continuo a corricchiare in discesa in questa vallata magica protetta e dominata dalle Tre Cime di Lavaredo.
Il sentiero passa poco Sotto il Rifugio Locatelli e ora la discesa inizia a farsi abbastanza pendente. Alcuni Runners mi superano in agilità mentre altri , come me, sono più prudenti.
Adesso, l’altimetria stampata sul pettorale parla chiaro, c’è una lunga e snervante discesa di circa 9km, più 4km di falso piano in salita prima di giungere alla Base Vita, posta circa a metà gara, di Cimabanche. Guardo l’orologio e mi rendo conto di essere abbondantemente nel tempo limite. Tuttavia il tempo passa e la discesa stenta a finire. Continuo a scendere e le lancette impietose corrono più veloci di me. Riguardando l’altimetria mi rendo conto che il Cancello a Cimabanche è alle ore 13:30, ma il problema più grande è che il successivo è due ore dopo ed è posto dopo una bella salita e circa 5 km di discesa.
Non posso camminare, devo correre, devo arrivare a Cimabanche con almeno una ora di anticipo sul tempo limite, altrimenti rischierei di finire fuori gara al successivo Cancello. E io non voglio finire fuori gara. Pur essendo passati circa 60km mi sento bene e le gambe rispondono a dovere. Continuo a correre fino a quando non raggiungo il falsopiano in salita di 4km che mi porta a Cimabanche. Questo pezzo di gara è logorante, sono 4km in una strada abbastanza anonima che mettono a dura prova i nervi di noi concorrenti, già propiettati mentalmente alla Base Vita di Cimabanche. Passo dopo passo a circa 800m dalla Base Vita incontro mio papà e mia sorella che mia aspettavano per farmi il tifo!

L’animo si rasserena e, dopo aver incontrato anche mia mamma armata di campanacci e campanellini, raggiungo, finalmente la Base Vita di Cimabanche.
Già mi immagino un fantastico piatto di pasta al sugo, oppure una buona zuppa di verdure con i crostini. Invece nulla di tutto ciò. Il ristoro non è fornitissimo e, non posso nascondere che questo mi indispettisce un po’, tuttavia, vedo che a lato del ristoro c’è un bar. In poco tempo mi siedo e mangio un ottimo panino con speck e fontina! Dopo aver bevuto un fresco thè alla pesca, mi cambio i calzini, saluto i miei genitori ed amici e via, verso Malga Ra Stua.
Sono le 12:40 e ho 50′ di vantaggio sul tempo limite, sono abbastanza soddisfatto anche se non posso rilassarmi perchè voglio mantenere una ora di vantaggio anche a Malga Ra Stua. Inizio a salire in un bellissimo bosco, fa caldo, ma, per fortuna è pieno di ruscelli freschi attorno a me che mi permettono di rigenerarmi! Mentre salgo incontro una fantastica concorrente abbastanza anziana che, per passione, corre ultra-trail da anni. L’avevo incontrata per la prima volta fra i dolci e verdeggianti colli Toscani durante il Tuscany Crossing (103km in Val d’Orcia). E’ molto più anziana di me, ma non molla mai! Che Cuore! Vederla mi da la forza di aumentare il passo e spingere con forza sulle bacchette per giungere il prima possibile a Forcella Lerosa, il tremine della salita.
Terminata la salita, guardo ancora l’orologio, la discesa è di circa 5 km, devo correre. Corro bene, senza problemi, ottime sensazioni e arrivo in poco tempo con una ora di anticipo sul tempo limite a Malga Ra Stua.

Qui il ristoro è ben fornito. Oltre alle solite fette biscottate con marmellata e nutella e le solite banane vi è anche la pasta e il pane.
Non ho molta fame. Mangio poco, saluto i miei famigliari e via, verso la tanto temuta Val Travenazes.
Personalmente non conosco questa valle, tuttavia tanti concorrenti me l’hanno descritta come una vallata lunghissima ed in salita.
Terminata la discesa inizio a risalire la Val Travenazes.

Subito mi accorgo di trovarmi in altro posto speciale. Attorno a me montagne immense e cascate. La valle si stringe e questi enormi massi sovrastano noi runners ricordandoci ad ogni passo quanto siamo impotenti davanti alla forza e alla grandezza della natura!
Dopo qualche chilometro la selvaggia e disabitata vallata cambia aspetto diventando più ampia e pianeggiante. Nel cuore della valle scorre un fiume dalle acque gelide che sono costretto ad attraversare tre volte. Tuttavia non vi sono massi o ponticelli in legno che agevolano noi runners nell’attraversare il fiume, quindi siamo costretti a toglierci scarpe e calze oppure a passarlo bagnandoci completamente le calzature!
Per quanto possa essere antipatico bagnarsi i piedi c’è da dire che dopo tanti chilometri, per certi aspetti, è un piacere!
La prima volta decido di guadare il fiume togliendomi scarpe e calze, mentre le successive due volte lo passo con le scarpe ai piedi per non perdere troppo tempo.
Stanco ed affaticato dall’interminabile Val Travenazes, giugno, finalmente, alla forcella Col dei Bos a quota 2331m slm. Non ci arrivo solo, in quanto verso la fine della salita ho incontrato un concorrente di nome Federico con il quale decido di continuare la gara assieme, soprattutto in vista della parte di gara da percorrere al buio.
Bene, finalmente le grandi salite sono finite!
Inizio a scendere per raggiungere il penultimo cancello della gara, il Rifugio Col Gallina.

Dopo aver riempito le borracce e aver mangiato due ottimi piatti di pastina in brodo con il pane, riparto in compagnia del mio nuovo compagno d’avventura, Federico, che avendo già terminato al competizione l’anno precedente conosceva bene il percorso.
Iniziamo una ripida salita verso il Rifugio Averau a quota 2413 m slm.
Inizia a piovere, il cielo si riempie di lampi e le nostre orecchie di tuoni potenti.
Il freddo guscio in GoreTex inizia a bagnarsi, fa freddo, ho freddo. Volgo lo sguardo verso l’alto e vedo un Rifugio in lontananza. E’ lontanissimo, impiegherò delle ore per arrivare lì. Non si può mollare, ogni passo mi avvicina alla meta. Fissando il Rifugio in lontananza mi demoralizzo un po’, perchè è veramente troppo lontano, ma propio mentre mi stavo per demoralizzare ecco che sulla destra appare un rifugio vicinissimo. E’ il Rifugio Averau!

Quello che vedevo in lontananza era il Rifugio Nuvolao! Bene, benissimo! Arrivo al ristoro, bevo una dolce camomilla bollente mentre la pioggia e il temporale sembrano non volerci abbandonare!
Mi metto il piumino sotto al guscio! Fondamentale! Indosso i guanti! Ora non ho più freddo! Bene!
Animo sereno, indosso la luce frontale, si riparte!
Perdo quota in direzione Passo Giau, davanti a me un lungo traverso su ghiaia sotto imponenti mura di dolomia.
Accendo la frontale, ora inizia un’altra gara, ora il panorama scompare, ora ogni passo è più pericoloso, ora tutto ciò che vedrò fino a fine gara sarà una piccola porzione di terreno sterrato illuminato dalla mia frontale e qualche luce di altri runners ”dispersi” sulla montagna speranzosi di giungere il prima possibile nella Perla delle Dolomiti.
Devo essere lucido, non devo prendere distorsioni! Analizzo bene ogni singolo passo e finalmente, per le ore 22:30, raggiungo Passo Giau! Ho una ora e trenta minuti di vantaggio sul tempo limite e sono in ottima compagnia assieme a Federico!
Mancano 18 km all’arrivo! Meglio non pensarci!
Mangio al volo alcuni pezzi di banana e un po’ di crostata!
Riparto, non piove più, il piumino mantiene il caldo del mio corpo, sto bene e ho solo voglia di arrivare!
Ci muoviamo verso l’ultima fatica della gara, Forcella Giau a quota 2502m slm. Davanti a me tante piccole lucine in lontananza che salgono a zig zag mi fanno capire che la salita non è banale! Prima di attaccare la salita alla Forcella Giau percorro qualche passaggio abbastanza esposto dove basta mettere male un piede per farsi veramente male (infatti è segnalato con il simbolo di pericolo sull’altimetria)! Sto attento! Mi prendo il tempo necessario e tutto fila liscio.

Attacco la Forcella assieme a Federico! sembrava infinita da sotto, ma in realtà in poco tempo scolliniamo!
Mentalmente la gara è finita, ma in realtà mancano ancora alcuni chilometri. Continuiamo a camminare e dopo una breve salitella davanti a noi appare la tanto agognata Cortina che con le sue piccole lucine e il suo elegante Campanile sembra chiamarci all’arrivo!
Passato il Rifugio Croda al Lago, dove ho tempo per gustarmi un ottimo uovo sodo, entro in un fitto bosco che con i suoi rami mi nasconde la soave visione della Perla più lucente delle Dolomiti!
La discesa è ripida e a tratti resa pericolosa da tanto scivoloso fango!
Un passo alla volta, stando attento a non farmi male, stanco, esausto, ma felice, entro in Cortina!
Al traguardo tutta la mia famiglia, la mia fortissima ragazza e tanti amici! Semplicemente l’arrivo più bello che potessi desiderare!
Taglio il traguardo! E’ fatta! 28h 6′ 47”! Felice, no, felicissimo!
Un viaggio bellissimo che consiglio a tutti coloro che vivono la montagna con LA GIOIA NEL CUORE!
Un ringraziamento alla mia famiglia, la mia fortissima ragazza e i tanti amici che mi hanno sostenuto in partenza e all’arrivo! Si ringrazia l’amico Stefano per aver fornito la GoPro utile per le foto e le riprese video.
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